Clerc, il silenzio di Dio abita vette impervie
«Fin dall’infanzia egli si è chiesto: che cosa ci faccio qui? E chi è “io”? Molte persone possono anche vivere tutta la loro esistenza senza neppure essere sfiorate da queste domande – o, se lo sono, ciò accade fuggevolmente, e non faticano a passare oltre. Ma vi sono anche altri generi di persone. Per loro è diverso. Sono più o meno saggi dei primi, su questo si può discutere all’infinito: il fatto è che non si sono mai ripresi da quella specie di stupore che impedisce loro di vivere senza chiedersi perché vivono, qual è il senso di tutto ciò, se pure ve n’è uno. Per costoro, l’esistenza è un punto interrogativo; e, anche se non possono escludere che a questa domanda non vi sia alcuna risposta, pure la cercano, è più forte di loro». Così Emmanuel Carrère, nel suo libro Il Regno, descrive l’amico Hervé Clerc. Ed è il perfetto ritratto dell’inquieto, dell’uomo che si pone in ricerca della verità. Nel libro dello scrittore francese, dedicato al cristianesimo, v’è il racconto dei dialoghi fra i due, delle loro camminate in montagna. Entrambi sempre in ricerca, entrambi agnostici.
Roberto Righetto | avvenire.it | 25 luglio 2018