Sei tu geloso per me? Fossero tutti profeti nel popolo!
In quei giorni, il Signore scese nella nube e parlò a Mosè: tolse parte dello spirito che era su di lui e lo pose sopra i settanta uomini anziani; quando lo spirito si fu posato su di loro, quelli profetizzarono, ma non lo fecero più in seguito.
Ma erano rimasti due uomini nell’accampamento, uno chiamato Eldad e l’altro Medad. E lo spirito si posò su di loro; erano fra gli iscritti, ma non erano usciti per andare alla tenda. Si misero a profetizzare nell’accampamento.
Un giovane corse ad annunciarlo a Mosè e disse: «Eldad e Medad profetizzano nell’accampamento». Giosuè, figlio di Nun, servitore di Mosè fin dalla sua adolescenza, prese la parola e disse: «Mosè, mio signore, impediscili!». Ma Mosè gli disse: «Sei tu geloso per me? Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore porre su di loro il suo spirito!» (Num 11,25-29).
Guerre di religione tra musulmani in Afghanistan. I più in pericolo sono gli ismailiti
Partito l’ultimo degli ebrei, rimpatriato il solitario titolare della missione “sui iuris” della Chiesa cattolica, nascosti nelle catacombe i rarissimi convertiti alla fede cristiana, nell’Afghanistan riconquistato dai talebani i più in pericolo di persecuzione sono ora i musulmani da loro avversati come eretici, quelli del ramo sciita, gli hazara, gli ismailiti.
di S. Magister | magister.blogautore.espresso.repubblica.it | 21/09/21
Condanniamo il giusto a una morte infamante
[Dissero gli empi:]
«Tendiamo insidie al giusto, che per noi è d’incomodo
e si oppone alle nostre azioni;
ci rimprovera le colpe contro la legge
e ci rinfaccia le trasgressioni contro l’educazione ricevuta.
Vediamo se le sue parole sono vere,
consideriamo ciò che gli accadrà alla fine.
Se infatti il giusto è figlio di Dio, egli verrà in suo aiuto
e lo libererà dalle mani dei suoi avversari.
Mettiamolo alla prova con violenze e tormenti,
per conoscere la sua mitezza
e saggiare il suo spirito di sopportazione.
Condanniamolo a una morte infamante,
perché, secondo le sue parole, il soccorso gli verrà» (Sap 2, 12. 17 – 20).
A 400 anni dalla morte. Riscoprire Roberto Bellarmino, «mistico del servizio»
Il cardinale gesuita, morto il 17 settembre 1621, ebbe un ruolo fondamentale nel rinnovamento della Chiesa dopo Trento. Proclamato santo, fu grande teologo oggi con la fama scomoda di antieretico
di Filippo Rizzi | avvenire.it | 16 settembre 2021
La fede se non è seguita dalle opere in se stessa è morta
A che serve, fratelli miei, se uno dice di avere fede, ma non ha opere? Quella fede può forse salvarlo?
Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: «Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi», ma non date loro il necessario per il corpo, a che cosa serve? Così anche la fede: se non è seguita dalle opere, in se stessa è morta.
Al contrario uno potrebbe dire: «Tu hai la fede e io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede» (Gc 2, 14 – 18).
L’eredità del teologo gesuita. Scola: De Lubac, erede e padre del Vaticano II
Ricorrono proprio oggi i 30 anni dalla morte del cardinale gesuita Henri de Lubac (1896-1991), perito al Concilio Vaticano II e considerato una delle punte di diamante per la sua conoscenza della patristica e non solo della teologia contemporanea. Il cardinale e arcivescovo emerito di Milano Angelo Scola ha voluto per l’occasione ripercorrere la grandezza intellettuale e spirituale del religioso ignaziano. E di come il suo pensiero sia stato un riferimento costante, quasi un punto di incontro, per il magistero degli ultimi tre Pontefici: Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco.
di Filippo Rizzi | avvenire.it | 4 settembre 2021
Si schiuderanno gli orecchi dei sordi, griderà di gioia la lingua del muto
Dite agli smarriti di cuore:
«Coraggio, non temete!
Ecco il vostro Dio,
giunge la vendetta,
la ricompensa divina.
Egli viene a salvarvi».
Allora si apriranno gli occhi dei ciechi
e si schiuderanno gli orecchi dei sordi.
Allora lo zoppo salterà come un cervo,
griderà di gioia la lingua del muto,
perché scaturiranno acque nel deserto,
scorreranno torrenti nella steppa.
La terra bruciata diventerà una palude,
il suolo riarso sorgenti d’acqua (Is 35, 4 – 7).