Archivi per il mese di: novembre, 2015

Farò germogliare per Davide un germoglio giusto.

Ecco, verranno giorni – oràcolo del Signore – nei quali io realizzerò le promesse di bene che ho fatto alla casa d’Israele e alla casa di Giuda.
In quei giorni e in quel tempo farò germogliare per Davide un germoglio giusto, che eserciterà il giudizio e la giustizia sulla terra.
In quei giorni Giuda sarà salvato e Gerusalemme vivrà tranquilla, e sarà chiamata: Signore-nostra-giustizia (Ger 33, 14 – 16).

Il suo potere è un potere eterno.

Guardando nelle visioni notturne,
ecco venire con le nubi del cielo
uno simile a un figlio d’uomo;
giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui.
Gli furono dati potere, gloria e regno;
tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano:
il suo potere è un potere eterno,
che non finirà mai,
e il suo regno non sarà mai distrutto (Dn 7, 13 – 14).

Save the Children – Rapporto infanzia: 1 su 20 senza scarpe

In Italia 1 bambino su 20 non può contare su due paia di scarpe l’anno (di cui almeno uno utilizzabile in ogni stagione) e non riceve un pasto proteico al giorno. Quasi 1 su 10 vive in famiglie che non possono permettersi di invitare a casa i suoi amici, festeggiare il suo compleanno, comprargli abiti nuovi, libri non scolastici, mandarlo in gita con la sua classe. 1 su 6 non ha la possibilità di frequentare corsi extrascolastici (musica, sport, ecc), quasi 1 su 3 di trascorrere almeno una settimana di vacanza lontano da casa. Solo 3 bambini su 10, che frequentano la scuola primaria, hanno il tempo pieno a scuola e nel 40% degli istituti scolastici principali non c’è il servizio mensa . È la fotografia scattata dal sesto Atlante dell’Infanzia “Bambini senza. Origini e coordinate delle povertà minorili”, realizzato da Save the children e presentato oggi a Roma nell’ambito della campagna “Illuminiamo il Futuro”.

avvenire.it | 18 novembre 2015

La rivoluzione del desiderio nel Sessantotto: Houellebecq e Lacan via Žižek

Osservatore acuto o, secondo alcuni, cinico dissettore dell’epoca contemporanea, Michel Houellebecq ha sempre sostenuto la necessità di uno sguardo storico retrospettivo per una comprensione profonda del presente. Uno degli assi principali della sua opera consiste nel tentativo di rispondere ad un quesito fondamentale: per quale motivo si è giunti alla situazione attuale? Una situazione ritenuta catastrofica e senza via d’uscita. È la domanda che si pongono molti personaggi delle Particelle elementari [1] , il romanzo su cui si concentrerà il mio discorso. Se Houellebecq non è certo l’unico autore contemporaneo a rivolgersi al passato per comprendere l’attuale stato delle cose, più rari sono coloro che delineano nella propria opera romanzesca una sorta di filosofia della storia[2], come accade all’inizio di questo libro in cui – nota il narratore – viene raccontata la storia «di un uomo che passò la maggior parte della propria vita in Europa occidentale nella seconda metà del Ventesimo Secolo» (p. 7). Si tratta qui di una concezione della storia secondo la quale l’umanità è manovrata e scandita da alcune rare «mutazioni metafisiche», ossia da alcune «trasformazioni radicali e globali della visione del mondo adottata dalla maggioranza» (pp. 7-8). Ciò che colpisce, in questa teoria, è il carattere assolutamente impersonale, ma implacabile e inevitabile, di tali trasformazioni : «Appena prodottasi, la mutazione metafisica si sviluppa fino alle proprie estreme conseguenze, senza mai incontrare resistenza. Imperturbabile, essa travolge sistemi economici e politici, giudizi estetici, gerarchie sociali. Non esistono forze in grado di interrompere il corso – né umane né d’altro genere, a parte l’avvento di una nuova mutazione metafisica» (p. 8). Tale concezione del mondo, che determina l’economia, la politica e i costumi di una società, viene dunque passivamente assunta dalla maggior parte delle persone ed è il prodotto di un agente totalmente anonimo («prodottasi»; «imperturbabile») e talmente potente («travolge») che nessuna forza umana è in grado di opporvisi.

di Paolo Tamassia | 17 novembre 2015 | Pubblicato da Le parole e le cose

“Nel Giorno del Giudizio, luterani e cattolici da che parte staremo?”

Nella Chiesa Luterana di Roma, Francesco esorta a chiedersi perdono per lo “scandalo della divisione”. Rispondendo a tre domande, poi, dice: “Mi piace fare il Papa con lo stile di parroco. La intercomunione? Lascio la risposta ai teologi”

Si apre tra gli applausi la visita di Papa Francesco nella Chiesa Evangelica e Luterana di Roma, la Christuskirche di via Sicilia. L’ultimo Pontefice ad esservi entrato era stato Benedetto XVI il 14 marzo 2010 partecipando al culto serale in tedesco; prima ancora di lui, Giovanni Paolo II vi si era recato l’11 dicembre 1983. Francesco si inserisce quindi nel solco dei suoi predecessori, come ricorda il pastore luterano Jens-Martin Kruse nel suo indirizzo di saluto, in cui, ribadendo la “grande gioia” per la presenza del Vescovo di Roma, esorta ad intraprendere un cammino comune di “fratellanza, amore, fiducia”. Un cammino che il Papa argentino già sta compiendo, afferma il pastore, che non manca di rivolgere un pensiero alla strage di venerdì scorso a Parigi.

Città del Vaticano,  15 Novembre 2015  (ZENIT.org)  S. Cernuzio

Il diavolo sia con noi

Il Diavolo non è un omissis, il Diavolo suda, sussurra e sta in mezzo a noi. E non lo dico io. Lo dice Papa Francesco che – a differenza di un mio amico: “Non ho paura della morte, ma del diavolo. Tremo solo a citarne il nome” – lo chiama per nome, in maiuscolo, e mai e poi mai ne fa un eufemismo, un simbolo, una nevrosi da esorcizzare nella notte di Halloween. Anche i preti non ne parlano volentieri ma Papa Francesco sì, e questo è un fatto che apre un abisso di problemi. Celebrando la messa a Santa Marta, l’11 ottobre scorso, il Papa ha ricordato che “la presenza del Demonio è nella prima pagina della Bibbia e la Bibbia finisce anche con la presenza del Demonio, con la vittoria di Dio sul Demonio”. Avviso ai miscredenti, agli atei devoti e ai cattolici adulti: Belzebù per il Papa non è una metafora, ma un dato reale della vita quotidiana.

di Mario Sechi | ilfoglio.it | 03 Novembre 2013

Chagall non c’entra

Il fatto che al Papa piaccia particolarmente la Crocifissione bianca di Marc Chagall è inifluente. La decisione di una scuola fiorentina di cancellare la visita dei ragazzi delle medie alla mostra intitolata «Bellezza divina» per «venire incontro alla sensibilità delle famiglie non cattoliche» sarebbe stata discutibile anche se fossero state esposte opere di Teomondo Scrofalo, l’immaginario pittore kitsch su cui era incentrato un fortunato sketch comico degli anni Ottanta. Lo scrive Marcello Filotei aggiunendo che invece in mostra a Firenze, oltre al celebre dipinto ispirato alla persecuzione degli ebrei nell’Europa centrale e orientale, c’erano opere di Fontana, Picasso, Matisse e Van Gogh. Capolavori inseriti in un filone artistico che ha segnato e segna il pensiero culturale di un’intera civiltà.

osservatoreromano.va | 13 novembre 2016

Il Figlio dell’uomo radunerà i suoi eletti dai quattro venti.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«In quei giorni, dopo quella tribolazione,
il sole si oscurerà,
la luna non darà più la sua luce,
le stelle cadranno dal cielo
e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.
Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo.
Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte.
In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre» (Mc 13,24-32).

Dio è morto in Germania

Per far posto ai migranti si aboliscono le feste cristiane e nella chiesa di Lutero non prega più nessuno

Padre Joachim Deterding, il pastore della chiesa evangelica Königshardt-Schmachtendorf a Oberhausen, ha appena offerto alle autorità tedesche la sua chiesa per ospitare un certo numero di migranti. Ha deciso che, per evitare di apparire “offensivo” nei confronti dei musulmani, spoglierà la chiesa anche di ogni simbolo cristiano. Saranno dismessi il fonte battesimale e le croci. A rivelare la storia è la Westdeutsche Allgemeine Zeitung. E’ la prima volta che una chiesa consacrata viene usata per accogliere gli immigrati. Il luogo di culto guglielmino, creato nel 1906, riceverà lavatrici e cibo ogni giorno, anziché fedeli cristiani.

di Giulio Meotti | ilfoglio.it | 09 Novembre 2015

La Chiesa e il nuovo umanesimo

Dimmi il tuo uomo e io ti dirò chi è il tuo Dio!”. Così Teofilo di Antiochia esprimeva una verità profonda spesso dimenticata: l’umanità che una persona vive, il cammino quotidiano che compie rivelano chi sia il suo Dio. Infatti, se nella fede l’essere umano è stato creato “a immagine e somiglianza di Dio” e porta in sé questo sigillo ineliminabile, resta vero che quando questo non è più conforme al progetto di Dio, allora anche l’immagine del Dio confessato appare agli altri deformata o addirittura perversa.

di Enzo Bianchi | vaticaninsider.lastampa.it | 8 novembre 2015

Questa vedova, nella sua povertà, ha dato tutto quello che aveva.

In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».
Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo.
Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere» (Mc 12,38-44).

Il respiro di Dio e dell’uomo: salmo 104

Nel salmo 104 la dottrina sulla creazione che Israele leggeva nei primi due capitoli del libro di Genesi diventa un vero e proprio inno. Centrale nella composizione è la contemplazione della natura che porta inevitabilmente ad approfondire anche la creazione dell’uomo con la sua dimensione biologica e spirituale. Egli sa di essere fatto a immagine e somiglianza di Dio e di aver ricevuto da Lui l’alito vivificante. Per questa ragione l’uomo è l’unico essere capace di elevare il proprio sguardo alla sfera del trascendente; è di fatto la sola creatura capace di contemplazione e di lode.

di Alessio Brombin | teologiaefilosofia.it | 3 settembre 2015

Quando verrà questa benedetta pace?

Il 12 aprile 1915 il generale Luigi Cadorna emanò una circolare in cui reintroduceva per ogni reggimento dell’esercito italiano i cappellani militari, dopo che questi, con la nascita dello Stato liberale, ne erano stati estromessi adducendo come motivazione le ristrettezze di bilancio. Nelle intenzioni del comando supremo l’opera dei cappellani avrebbe dovuto favorire la coesione morale e consolidare il senso del dovere e lo spirito di disciplina dei soldati, facendo leva su un comune retroterra religioso.

di Giovanni Cerro | oservatoreromano.va | 31 ottobre 2015

Io lo so che il mio redentore è vivo.

Rispondendo Giobbe prese a dire:
«Oh, se le mie parole si scrivessero,
se si fissassero in un libro,
fossero impresse con stilo di ferro e con piombo,
per sempre s’incidessero sulla roccia!
Io so che il mio redentore è vivo
e che, ultimo, si ergerà sulla polvere!
Dopo che questa mia pelle sarà strappata via,
senza la mia carne, vedrò Dio.
Io lo vedrò, io stesso,
i miei occhi lo contempleranno e non un altro» (Gb 19, 1. 23 – 27).

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